Le figlie di Eco. Amori impossibili tra letteratura e vita. Parte prima: Adèle Hugo e la ricerca di un’identità.

portrait_presumed_adele_hugo_hidi Chiara Rantini

Comincia con una breve riflessione sulla vita della figlia del celebre scrittore francese, questo itinerario letterario alla scoperta di tre donne che sperimentarono il fascino e il peso della letteratura in prima persona attraverso le loro tormentate relazioni con importanti scrittori e pensatori del XIX e del XX secolo.

Nei prossimi articoli, le protagoniste saranno Felice Bauer, fidanzata e promessa sposa di Franz Kafka e Regine Olsen, fidanzata di Søren Kierkegaard. Adèle Hugo sembra essere un caso a parte, non per la sfortunata relazione, ma per il soggetto del suo amore che non fu un letterato né un uomo di pensiero. Tuttavia, questo amore impossibile fu ciò che maggiormente la portò sul labile confine tra finzione letteraria e vita reale.

journal«Questa cosa incredibile da fare, che una giovane donna, schiava al punto di non poter andare a comprare della carta, vada sul mare, passi dal vecchio al nuovo mondo per raggiungere il proprio amante, questa cosa qui, io la farò. Questa cosa incredibile da fare che una giovane donna che oggi non ha altro che un pezzo di pane datogli in elemosina dal padre, abbia in quattro anni, nelle tasche solo un po’ di denaro giusto per lei, questa cosa io la farò.» (estratto dal “Journal”; trad. mia)

Adèle Hugo nacque a Parigi nel 1830, quinta figlia del celebre scrittore Victor Hugo. Fin da piccola dimostrò particolare disposizione verso la musica e le arti letterarie. Ebbe un’infanzia felice improvvisamente turbata dalla morte, nel 1843, della sorella Léopoldine. Questo lutto segnò particolarmente Adèle e tutta la famiglia. Circa in quello stesso periodo, la madre visse uno stato di depressione e Adèle ne fu particolarmente colpita. Di carattere schivo e riservato fin da piccola, il suo carattere divenne ancora più ombroso in seguito ad un episodio di febbre altissima che fece disperare per la sua vita. Nel 1852 seguì il padre in esilio a Guernesey, ma ben presto fu colta da una profonda depressione che la costrinse al rientro in Francia nel 1858. Nel 1861 si recò in Inghilterra insieme alla madre, nella speranza che la fine dell’isolamento a cui era stata costretta dall’esilio, potesse migliorare la sua situazione psicologica. In Inghilterra incontrò il tenente Pinson di cui s’innamorò totalmente, ma senza speranza poiché non si rivelò un amore profondo e sincero. Pinson fu sedotto dalla bellezza e dall’intelligenza di Adèle ma per lui non fu che un divertissement passeggero; Adèle tuttavia non intese arrendersi tanto facilmente, così seguì Pinson fino ad Halifax in Canada, dove il tenente era stato assegnato. Purtroppo i suoi tentativi di riconquistare l’affetto del suo amato fallirono e, dopo essere stata ripetutamente rifiutata, sprofondò nella follia. Dopo essere passata per le isole Barbados, sempre sulle tracce di Pinson, rientrò in Francia nel 1872 e il padre fu costretto ad internarla nell’ospedale psichiatrico di Saint-Mandé, quindi all’ospedale di Suresnes dove morirà nel 1915, unica tra i figli di Hugo a sopravvivere al padre.

Adèle era la secondogenita di Victor. Non fu mai troppo considerata in famiglia e visse sempre all’ombra del padre (lei avrebbe preferito avere un padre sconosciuto) e della sorella maggiore, la preferita di Victor. Quando essa morì annegata, il padre scrisse la celebre poesia “Demain, dès l ́aube” e Adèle, che era stata gelosa di Léopoldine, finì per essere assalita dai più terribili rimorsi. Il sentirsi rifiutata da tutti e prima ancora dalla sua stessa famiglia, fu una costante della vita di Adèle. Addirittura, per non rovinare la reputazione del padre scrittore, il fratello Charles tenne nascosta l’esistenza della sorella alla futura moglie per tutto il lungo periodo che Adèle trascorse lontano dalla patria. Facciamo però un passo indietro. Quando Adèle giunse ad Halifax era in incognito e, durante il suo soggiorno, cambiò continuamente identità. Ufficialmente questo stratagemma le serviva per non farsi scoprire da Pinson; in realtà, Adèle cancellando la vera identità, stava avviando un processo di annullamento della propria persona. Avere un’identità definita non le serviva più.

Quando Adèle lasciò la Francia, conosceva già il responso della sua storia d’amore. Pinson non la voleva e aveva fatto di tutto per fuggire da lei. Tuttavia non vi fu alcun segno di scoraggiamento da parte della figlia di Hugo: anzi più la realtà sembrava essere contraria alle sue aspettative, maggiore risultava la spinta ad andare avanti. C’è da chiedersi se Adèle fosse ancora veramente innamorata di Pinson o cercasse piuttosto di affermare qualcosa di sé, una sua eccellenza così come il padre aveva fatto nel campo della letteratura, sacrificando anche parte della propria vita privata.

Vista dall’esterno, la storia d’amore di Adèle si caratterizza come un monologo interiore perché nel rapporto con Pinson non esiste alcuna corrispondenza: non potrebbe essere diversamente, dato che la differenza culturale e sociale tra i due amanti è considerevole. Non è con lui che la giovane donna vuole relazionarsi: il riferimento costante di Adèle è la famiglia che è rimasta in Francia. È infatti alla madre e al padre che Adèle deve rendere conto e lo si capisce dalla fitta corrispondenza che intrattiene con loro. Ma c’è un’altra relazione ben più importante, che è rappresentata dal continuo e quasi narcisistico dialogo con se stessa, ben visibile nelle migliaia di pagine scritte nei diari. Pinson, a questo punto, potrebbe anche non esistere più o essere soltanto un’idea perché non è lui, come uomo in particolare, ciò che interessa la giovane figlia di Hugo. Ecco dunque che la vita di Adèle perde il contatto con la realtà e diventa essa stessa letteratura.

La storia di Adèle Hugo fu scoperta nel 1955 quando furono ritrovati per caso i suoi diari. Da questi diari che scrisse con cura maniacale per tutta la sua lunga esistenza, esce il ritratto di una donna che ebbe grande talento nella scrittura ma che non trovò le condizioni storiche e familiari giuste per potersi liberare dalle ombre che turbavano la sua mente. Resta di lei una mole enorme di pagine scritte, alcune foto in bianco e nero e pochi ritratti a cui si aggiunge la superba interpretazione cinematografica a posteriori da parte di Isabelle Adjani nell’indimenticabile film di F. Truffaut “Adèle H. Une histoire d’amour” del 1975. Buona lettura.

Charles Baudelaire, una vita oltre il limite

Charles Baudelaire nacque a Parigi il 09/04/1821 e qui morì il 31/08/1867. Charles_Baudelaire_1855_Nadar
Fu il grande poeta del diciannovesimo secolo, noto per il suo stile di vita bohémien. Autore controverso, pubblicò il capolavoro della letteratura ottocentesca, Les Fleurs du Mal. Questa raccolta di poesie venne condannata e censurata al momento della sua pubblicazione, perché si scontrava fortemente con la morale borghese del tempo. Baudelaire metteva in evidenza la dualità tra bene e male, bruttezza e bellezza, inferno e paradiso.
Rimasto orfano all’età di soli sei anni, non accettò mai il nuovo coniuge della madre e da lì ebbe origine il suo carattere ribelle.
A stento riuscì ad ottenere il suo diploma di maturità. Poi, deliberatamente scelse una vita vagabonda.
La sua famiglia, che poco apprezzava la vita dissoluta del giovane, lo invitò a imbarcarsi nel 1841 a bordo di un vapore per le Indie. Questo suo viaggio ai confini del mondo, ispirò molte delle sue opere.
Baudelaire tornò a Parigi nel 1842 e incontrò Jeanne Duval che divenne la sua amata. Dissipò tutta l’eredità ricevuta dal padre, fatto che spinse la famiglia a metterlo sotto tutela giudiziaria. È questo il periodo in cui comincia a scrivere alcune poesie dei Fleurs du Mal.
Nel 1847 Baudelaire scoprì lo scrittore americano Edgar Allan Poe. Come lui, condivise una stessa concezione dell’arte. Tradusse molte opere dell’autore per farlo conoscere al pubblico francese.
Nel luglio 1857, Baudelaire pubblicò il suo lavoro principale: Les Fleurs du Mal. Questa raccolta di poesie venne subito condannata, costringendo Baudelaire e il suo editore a pagare una somma in denaro. Ci fu una nuova edizione nel 1861, dalla quale vengono cancellate sei poesie per evitare una nuova denuncia ma solo nel maggio 1949 sarà definitivamente annullata la precedente condanna.
Non potendo pagare i debiti, Baudelaire si recò in Belgio a lavorare. In un primo momento fu pieno di speranza per questo nuovo inizio, ma fu rapidamente deluso da questa esperienza. In Belgio cominciarono i primi gravi problemi di salute causati dalla sifilide.
Tornò a Parigi nel luglio del 1866. Morì un anno dopo, all’età di quarantasei anni, per le conseguenze della sifilide, dall’abuso di alcool e di altri farmaci. Cénotaphe de Baudelaire
Baudelaire, che condusse una vita in totale opposizione ai codici morali del suo tempo, è l’immagine stessa del poeta decadente. Non riconosciuto durante la sua vita, fu poi acclamato dai suoi successori: veritable dieu secondo Rimbaud, il primo surrealista per il Breton e il più importante tra i poeti per Valéry.

 

 

 

Lo ricordiamo, nel giorno dell’anniversario della morte, con una delle sue più belle poesie:

L’uomo e il mare

Sempre il mare, uomo libero, amerai!
perché il mare è il tuo specchio; tu contempli
nell’infinito svolgersi dell’onda
l’anima tua, e un abisso è il tuo spirito
non meno amaro. Godi nel tuffarti
in seno alla tua immagine; l’abbracci
con gli occhi e con le braccia, e a volte il cuore
si distrae dal tuo suono al suon di questo
selvaggio ed indomabile lamento.
Discreti e tenebrosi ambedue siete:
uomo, nessuno ha mai sondato il fondo
dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto,
mare, le tue più intime ricchezze,
tanto gelosi siete d’ogni vostro

segreto. Ma da secoli infiniti
senza rimorso né pietà lottate
fra voi, talmente grande è il vostro amore
per la strage e la morte, o lottatori
eterni, o implacabili fratelli!