La sposa nella pioggia, una raccolta poetica di Daniele Cargnino.

Cari Lettori, oggi abbiamo incontrato Daniele Cargnino, torinese, autore della raccolta di poesie La sposa nella pioggia.

DANIELE CARGNINO, videomaker, sceneggiatore, Dj per una radio libera torinese e scrittore/poeta esordisce con la sua prima raccolta di poesie La Sposa nella pioggia (Ensemble, 2018)
“Qui ci sono tutti i miei sensi di colpa, i miei rimorsi e rimpianti, i giorni perduti e mai più ritrovati. Potete leggere queste righe come più vi piace, una frase alla volta o tutte insieme come dei racconti brevi. Si possono urlare o leggere in silenzio, respirando piano o buttando fuori l’ennesima sigaretta della giornata. In piena notte, o sotto il sole coperto di nuvole. Se passeggiate, vi consiglio di dare una lettura quando arrivate alla meta del vostro cammino oppure se siete su un treno diretto chissà dove a specchiarvi nel finestrino di un paesaggio monotono e senza vibrazioni. Questo (non) sono io, ma una piccola ombra del mondo che verrà.”

https://www.facebook.com/lasposanellapioggia/

Intervista a cura di Chiara Rantini.

  • Buongiorno, Daniele. Come nasce la raccolta poetica La sposa nella pioggia?

  • Potrebbe essere nata durante uno di quei temporali autunnali che si scatenano su Torino, la mia città. Oppure potrebbe essere nata in riva al mare un giorno di inverno. dopo avere passato ore a guardare le onde tuffarsi nell’orizzonte. O ancora potrebbe essere nata dall’incontro con una donna, in una di quelle notti con la luna coperta di nuvole e le strade deserte. Potrei continuare così per ogni poesia che scrivo. Credo non ci sia stato un momento preciso in cui mi sia detto che era ora di buttare su carta i miei pensieri. Non mi considero un poeta o uno scrittore, mi piace solo avere un foglio davanti e scrivere quello che provo, che sento, che voglio raccontare, fin da quando andavo al liceo, all’inizio scopiazzando dai miei scrittori preferiti, poi nel corso degli anni -spero- con una mia poetica più personale. Questa raccolta è quindi la somma di alcuni momenti e fasi della mia vita che uniti formano La sposa nella pioggia – una parte di ciò che sono, o potrei essere io.

  • Quale origine ha il titolo?

sposa nella pioggiaIl titolo è venuto senza pensarci troppo. Quando mi chiedono da dove derivi, immaginano tutti una figura malinconica- una donna, il giorno del suo matrimonio, sotto il diluvio, che effettivamente è un’immagine triste, ma anche molto bella e poetica. Ma non è la risposta giusta. Non sono neanche sposato. No, la raccolta si chiama così grazie a un racconto di uno dei miei scrittori preferiti, Beppe Fenoglio, vicino a me sia per motivi geografici (sono metà cuneese), sia per motivi politici. A parte questo, di Fenoglio, dei suoi temi, dei suoi partigiani non c’è traccia nelle mie poesie, solo questo titolo, quasi un tributo a lui e alla sposa sotto la pioggia del suo racconto, che vi consiglio di leggere.

  • Quali sono i poeti, antichi e moderni, che ti hanno maggiormente influenzato?

  • Bastano due nomi. Il primo è Cesare Pavese, modello inarrivabile, sospeso tra due mondi, tra la città (Torino) e la campagna (le Langhe), esattamente come me, Pavese, scrittore di libri di assoluta bellezza e autore di poesie tra le più belle di tutta la letteratura italiana e mondiale. Per me esiste Pavese e poi tutto il resto della letteratura. Non me ne vogliano gli appassionati di altri scrittori e scrittrici! Il secondo nome invece è Jack Kerouac, per me il più grande artista americano. Colui che in tutte le sue opere è riuscito a trasformare la prosa in poesia. Sulla strada, ma anche gli altri suoi libri, sono state delle vere rivelazioni e fonti di ispirazioni infinite.

  • Questa raccolta si può leggere tutta d’un fiato come un dialogo – monologo d’amore oppure frammentarla e leggerla a pezzi. Quale, tra queste, è la migliore chiave di lettura?

  • Non credo ci sia una risposta corretta o delle istruzioni su come leggere le mie poesie. Tutti e due i modi possono essere giusti, a seconda del momento in cui si sceglie di aprire il libro, dell’umore, del luogo in cui vi troviate. Mi piace l’espressione dialogo interiore con me stesso, meglio ancora una lunga sceneggiatura di un film mai girato. I complimenti più belli che mi abbiano fatto riguardo alle poesie sono di persone che si sono riconosciute in un verso, in una riga, e hanno trovato qualcosa di loro in quello che ho scritto. Penso sia molto bello che storie così personali siano arrivate anche a donne e uomini così lontani dal mio mondo e e dal mio modo di intendere la vita. Perché alla fine siamo tutti fatti di storie,no?Ognuno le può leggere nel modo che preferisce. Potete farlo quando tornate la sera a casa, quando siete innamorati o se avete appena finito di piangere per l’ennesima storia finita male e mai iniziata. Potete farlo mentre farlo mentre siete su un treno diretto chissà dove; da soli, prima di andare a dormire ascoltando la musica; dopo aver fatto l’amore, bacio dopo bacio una poesia alla volta, sottolineando i passi che vi sono piaciuti di più, spiegazzando la pagina, ridendo, fumando una sigaretta, guardando la pioggia cadere sui vetri delle finestre.

  • In questa raccolta uno dei temi ricorrenti è il senso di perdita. Che ruolo ha la poesia rispetto agli elementi dell’assenza e della distanza?

  • Si evincono così tanto questi temi? Ovviamente sì, perdita – assenza – distanza sono molto ricorrenti in quello che scrivo. La perdita di persone con cui ho condiviso molti chilometri del mio cammino e di momenti che non torneranno più. L’assenza che a volte pesa come un macigno e la distanza sia fisica che mentale, che come una bandiera divide il presente dal passato, strade che si sarebbero potute prendere se si avesse avuto il coraggio di avvicinarsi e trovare, oppure lasciare andare senza rimpianti. Il senso del vuoto. Sostituire quel vuoto a tutti i costi. Fa male se ci pensi.

  • Ha senso attribuire alla poesia il potere della cura e della protezione da una realtà troppo dura?

  • Sarebbe bello, ma no. Al massimo può aiutare – esorcizzare un momento, un episodio, a scaricare i pensieri rabbiosi, dolorosi, come una scarica di fulmini. Ma non può, e non deve essere, una cura. E’ solo scrittura, sono solo parole su un foglio, che ognuno interpreta come vuole. Servono a fissare un’emozione, a dichiararsi, a rimpiangere una cosa che non tornerà più, ma non è una cura, né la panacea di tutti i mali, di tutti i mali interiori che abbiamo. Sarebbe bello abitare o rifugiarsi in una poesia ogni volta che la realtà si fa troppo dura, ma purtroppo non funziona così.

  • I richiami al passato sono frequenti nella tua poetica. Possiamo parlare di una rievocazione del mito dell’infanzia come età felice della vita?

  • Guarda,da appassionato di Pavese potrei -anche inconsciamente – risponderti di sì. In realtà non è così. Ho avuto un’infanzia normale come tanti altri, con momenti felici e altri più tristi. Eppure più cresciamo più quella normalità ci manca. Come mai? Forse perché c’era un mondo da scoprire e non si aveva tempo per altri pensieri e responsabilità? Forse perché da bambini si pensa di avere tutto a portata di mano, basta solo allungarla? Sicuramente è un’età particolare, ma la rendiamo mitica solo quando l’abbiamo persa e cresciamo, lasciando alle spalle le emozioni che avevamo coltivato giorno dopo giorno. Credo si chiami diventare grandi. Maturi, adulti, e con più sensi di colpa e rimpianti. Penso molto al passato. Credo di essere ammalato di nostalgia. A volte sono un completo disastro, pieno di ansie, debolezze, fragilità. Sarebbero meglio mille rimorsi piuttosto che un solo rimpianto, ma non va sempre così. E allora penso al passato con tutti i suoi dubbi e le difficoltà e le contraddizioni, a ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Pur essendo consapevole che quel passato non sempre è stato bello, tra incomprensioni, delusioni e fallimenti.

  • Quale è il motore della tua poesia? E che ruolo hanno la nostalgia , il rimpianto e la malinconia?

  • Fossi Bukowski ti direi l’alcool, fossi Kerouac le droghe, Neruda l’amore. Ma sono solo Daniele Cargnino, e il motore con cui scrivo non so se si può dire o se è interessante per i lettori, visto anche il prezzo della benzina! Diciamo che potrebbe essere un po’ di tutto (!!!), oppure un’idea catturata nel mezzo della giornata, un ricordo improvviso mentre osservo una donna o una nuvola, o un sogno che si arrampica sulla schiena e non si toglie più finché non ne scrivi. Non sono sicuro di ciò che si dice a proposito della tristezza, che il vento la porta via. A volte il vento non soffia e la tristezza resta, creando ferite invisibili. La nostalgia è un po’ come il passato, si infila sotto pelle e te la porti dietro ovunque tu vada. Come i profumi di cui scrive Proust, io trovo la nostalgia – e con essa i ricordi- attraverso un paesaggio visto dal treno, o immaginando un incontro con una persona amata che ho perso nel corso degli anni. I rimpianti fanno parte anch’essi della nostra vita, non penso ci sia nessuno che abbia fatto i conti con il proprio passato e sia esente da colpe e rimpianti. Ecco, io sono uno di quelli. E il risultato è questa malinconia di fondo, appena accennata eppure in superficie, che traspare a ogni sguardo, a ogni sorriso sforzato, un non riuscire a godersi le cose fino in fondo, la tristezza che sale come la marea ogni volta che i pensieri si fanno troppo rumorosi.

  • Nella tua poesia convivono cielo e terra. Quanto c’è di carnale e quanto di trascendentale?

  • Sai che non me l’aveva fatto notare nessuno? Cielo e terra, la carne e l’aria, il vento. La dolcezza, il romanticismo e il sesso che assume tanti significati, tante forme. Non saprei tracciare un confine netto alla tua domanda, sicuramente quando parlo di un bacio può essere anche solo sognato o immaginato in una delle mie tante (troppe) fantasie, ma può essere anche un bacio dato (o ricevuto) che ha lasciato dei segni tangibili sulle mie labbra, sulla mia carne. Altre poesie sono più riflessive, introspettive, e forse è lì l’elemento trascendentale di cui parli, quando rimango solo davanti allo specchio e cerco di mettere ordine nelle cose. Ciò non toglie che quando scrivo per qualcuno, ci sono elementi molto forti e passionali. Sai come funziona no? Basta avere davanti agli occhi il soggetto delle tue poesie e iniziare a scrivere con tutto l’amore di cui si è capaci. Così che la poesia, voi stessi e coloro che amate diventiate una cosa sola. A parole sono bravissimo infatti io, poi quando si tratta della parte pratica diciamo che devo ripassare ancora parecchio ahah!

  • Uno scrittore è anche un lettore. Cosa stai leggendo adesso?

  • A parte un giornale sportivo per vedere se la squadra della mia città ha comprato qualche giocatore in vista del campionato (ah, il tifo…), sto leggendo la biogafia di Carver, immenso scrittore americano di short stories e poeta meraviglioso della “quotidianità”. Ho appena finito di leggere libri sui Joy Division-la band- e Nick Cave, i racconti di Salinger e tre libri di Kerouac che mi mancavano. Prossimi credo due di Pavese trovati sulle bancarelle e Dylan Dog.

Grazie dello spazio e dell’opportunità, spero di non avevi annoiato troppo.

Un abbraccio, Daniele

Grazie Daniele di aver risposto alle nostre domande.