Benedetto Ghielmi, Cocci di bottiglia, 2000diciassette ed., 2020
Cocci di bottiglia è la prima raccolta poetica di Benedetto Ghielmi, autore molto attivo nel panorama degli scrittori emergenti.
Già dal titolo, si ha la sensazione di entrare in un mondo frantumato dove però, l’intenzione del poeta è quella di ricomporre ciò che è andato in pezzi. I cocci di bottiglia sono i frammenti del vissuto personale che si allarga a un collettivo, seguendo la caratteristica propria della poesia cioè quella di essere universale. La lettura suscita molte immagini tra cui ricorrente è quella del trovarsi in cammino, un cammino fisico ma soprattutto interiore. La ricerca di un senso in un mondo che sembra divertirsi a relativizzare tutto, rendendo instabile anche ciò che è sempre stato considerato stabile, è una costante esplicitata in alcune poesie come ad esempio, Cammino e Catarsi.
In quest’ultima poesia l’insofferenza nei confronti della condizione esistenziale sta tutta nell’immagine dei “lacci” che impediscono al poeta di essere libero:
lotto per slegarmi dai lacci della umana condizione
Il senso della catarsi è quello di un rinnovamento, una ricomposizione dei cocci “esistenziali” che passa attraverso un percorso di ricerca: una ricerca che è, essenzialmente, attesa, come Benedetto scrive nella poesia Brandelli di luce
attendo ciò che la vita mi serberà con animo sereno
ogni singolo frammento è attesa
L’autore attende che la luce possa indicare la via ma prima che questo avvenga non è possibile evitare di passare attraverso la delusione e il disappunto verso il mondo esteriore.
vogliono che scelga il tutto
(Delusione)
Non diversamente il poeta deve passare dal crogiolo del dubbio prima che possa sgomberare il campo da ogni possibile intralcio nel suo personale processo di crescita nella ricerca della verità e di avvicinamento all’Assoluto
Dondolo tra questi estremi
sussulto di vitalità
forza di incominciare la ricerca
(Dubbio)
Lo svelamento avviene nella scoperta di una verità essenziale ovvero nel fatto che già esistere, in questa vita che ci è stata data, ha un significato in sé e rimanda a qualcosa di superiore che permette l’esserci e il senso di quest’ultimo.
colui che custodisce l’essenza del tutto
(Esistere)
Chi è il poeta? Benedetto definisce sé stesso un cercatore, un esploratore, un uomo mite. Un eremita, un musicista (Essere una persona)
La sua è una poesia che guarda all’incontro con l’altro, una poesia di avvicinamento dove la ricerca del senso non è qualcosa di solipsistico ma nasce da un confronto continuo.
Al di là del mare c’è un luogo
dove desidero ardentemente incontrarti fratello
dove il mio e il tuo senso
si incontreranno comunicando serenità e pace
(Dove sta il mio oltre)
Ma la ricerca del silenzio e dell’assoluto non è un percorso senza ostacoli; dentro di sé è necessario superare una lacerazione e questo duplice aspetto si riscontra in questa poesia
cammino senza meta assaporandone il piacere
saltello arrampicandomi sui distributori della felicità
canto parole prive di apparente senso
inciampo
svengo
mi sveglio
era un sogno..
(Lacerazione)
Leggere questa silloge poetica è come percorrere un cammino: c’è la strada buona ma anche i sentieri impervi, i burroni, le discese improvvise ma ad ogni sosta, ad ogni difficoltà non viene mai meno la luce della speranza che Benedetto rende visibile nella poesia Mattina, una delle più belle di questa notevole raccolta, con la speranza in un nuovo cominciare.
A cura di Chiara Rantini