di Chiara Rantini
Claudia Muscolino, Carichi dispersi, Edizioni Del Poggio, Poggio Imperiale (FG), 2017
Con piacere accogliamo questa nuova raccolta di poesie di Claudia Muscolino, poetessa e scrittrice fiorentina, che a distanza di cinque anni dalla pubblicazione della sua prima opera Il drago e le nuvole torna con questo ultimo lavoro.
A partire dalla lettura dell’epigrafe che cita un pensiero di Patty Smith “ricordavano ogni cosa, il passato, il presente e il futuro” in questa silloge ci viene subito incontro una poesia evocativa. Lo si intuisce anche dal titolo che l’autrice ha scelto: Carichi dispersi ovvero qualcosa che si è portato con fatica, con amore e che è stato parzialmente perduto; parti della vita che, come frammenti, si perdono durante il corso della vita. Allora cosa resta di questa dimensione del tempo? “Il futuro di ciò che c’era stato” come si legge in Retrospettiva, o un ricordo che rimane fisso come in un fermo-immagine “dove tu resti immobile coperto dalla polvere di gesso della memoria” (Memento). Tuttavia memoria e dispersione dei ricordi, per quanto apparentemente in contrasto, fanno un percorso parallelo benché anche la “mappa” del volto del “carico” amato “sbiadisca ogni giorno che passa” (Mappa).
Nella terza parte della silloge il riferimento al tempo perduto e che non ritorna si fa ancora più evidente con echi tratte dal pensiero dell’antichità classica che fanno da tema conduttore a Caro agli dei. Quest’ultimo carico d’amore sembra essere definitivamente uscito dalla vita di chi scrive ma non è così: frammento dopo frammento il ricordo della persona rimane impigliato nelle trame della memoria come “capelli rimasti appesi come ragni” (Primo frammento), ma quando alla perdita subentra l’assenza, il ricordo diventa ancora più intimo e immateriale: “So che presto volerai nella mia testa” (Secondo frammento), quasi si fosse stabilito un vincolo indissolubile tra chi ricorda e il soggetto ricordato che torna nella notte in forma di ombra e di voce (Quarto frammento).
Così quando il lettore giunge al termine della silloge sente di aver portato, anche solo per un tratto, parte di quei fardelli, poi non molto dissimili da quelli della vita di ciascuno di noi.
Un’ultima notazione a margine vuole sottolineare la cura che è stata data all’edizione: dalla bella carta, alla grafica ma soprattutto alla particolarità delle foto che accompagnano la silloge, dono di Alessandro Villanucci per una maggiore completezza dell’opera.