Nel mondo ucronico di Sparta

Acciai Baggiani, Altomare, Calamandrei, Lercari, Menzinger di Preussenthal, Ninzatti, Prosperi, Sparta ovunque. Sette racconti ambientati nell’universo di Via da Sparta, Tabula Fati, Chieti, 2020

L’antologia Sparta ovunque raccoglie sette racconti di altrettanti autori ambientati nel mondo ucronico della saga “Via da Sparta” ideata da Carlo Menzinger di Preussenthal.

Un mondo, quello ideato da Menzinger, molto diverso dal nostro per effetto di una differenza ucronica. Sparta, diversamente da quanto è avvenuto nella realtà storica che tutti conosciamo, non soccombe nella battaglia di Leuttra nel 371 a. c., ma vince, divenendo così una potenza invincibile e dominatrice di gran parte del mondo.

Il titolo del libro Sparta ovunque deriva da una delle formule di saluto in uso nell’impero a cui i racconti fanno in un qualche modo riferimento.

Massimo Acciai Baggiani, Donato Altomare, Sergio Calamandrei, Linda Lercari, Carlo Menzinger di Preussenthal, Paolo Ninzatti e Pierfrancesco Prosperi ridefiniscono l’immaginario originale del libro di Menzinger, scrivendo storie molto diverse tra loro sia per temi che per i tempi di ambientazione. Ci sono le Donne di Sparta raccontate da Altomare, le vicende dei prigionieri nipponici narrate da Calamandrei, la biblioteca di Alessandria in un’avvincente racconto di Menzinger, un racconto dal sapore orientale di Lercari, riferimenti alla mitologia di Odino nel testo di Ninzatti, intricate vicende a sfondo religioso nel racconto di Acciai Baggiani, non diversamente nel racconto di Prosperi che chiude questa antologia.

A cura di C. M.

L’ultimo giorno, poesie di Stefano Fortelli

di Chiara Rantini

fortelliStefano Fortelli, L’ultimo giorno (Versi dell’aldilà), Youcanprint, 2019

Un senso di vuoto pervade il lettore sin dai primi versi di questa silloge di Stefano Fortelli. Il poeta sembra prendere per mano il lettore e condurlo in un non-spazio, nel luogo, impossibile da descrivere, dell’assenza.

Si tratta di un “aldilà” che non ha nessun legame con un immaginario religioso o filosofico: forse è un desiderare un “aldilà” diverso dalla vita presente ma che è ancora privo di concretezza, se non altro simbolica. Desiderare e non sperare, perché la speranza sarebbe già una liberazione. Condannati a vivere in questo presente, fatto di “tempi morti e bui di inutile incoscienza”, ecco che la parola poetica pare essere l’unica espressione sincera, vera a cui prestare ascolto per salvarsi dal “limbo degli egoismi”.

La poesia ha in sé il suono di una voce collettiva, di una consapevolezza che mette in comunicazione chi soffre e resta impotente di fronte all’insensatezza di tanta parte delle vicende umane.

Ho paura fratello poeta:

paura che dall’altra parte del mondo

tu stia scrivendo le stesse parole

E tuttavia questa condizione di affratellamento non è una consolazione né un appiglio alla speranza in un futuro di cambiamento. Non resta che “sopravvivere”, muoversi in uno stato di costante asfissia, cercando di limitare i pensieri e resistere al tormento “dell’ossessione del tempo”.

Il poeta, come è tradizione letteraria, si ritira dal mondo rifugiandosi in una bolla costruita “tra il sogno e la rassegnazione” osservando ciò che è esterno a lui “senza esserne coinvolto”.

La delusione, la mancanza di speranza e la rassegnazione sono i segni caratteristici della poetica di Fortelli ma ciò non esclude che, nella lettura, non si avverta una tensione sotterranea, qualcosa di potenzialmente distruttivo che potrebbe implodere da un momento all’altro.

È certo che “realizzare la caducità ed accettarla” è una soluzione temporanea. La forza della vita continuerà a bussare sia che provenga dal passato o dal futuro e allora vedremo da quale luogo proverrà la voce poetica del nostro autore. Aspettiamo la prossima silloge.

 

 

Stefano Fortelli napoletano sui generis, animo mite ma ribelle, con il passare degli anni sviluppa una introversione ed un isolamento che lo portano sempre più spesso a riflettere su temi universali quali il fluire del tempo e della vita, il rimpianto, la disillusione, la coscienza, l’incertezza ed i tanti quesiti irrisolti che ci portiamo dentro.

In tempi recenti (2014) comincia ad utilizzare la penna per fissare su carta le sue meditazioni. Parallelamente partorisce una geniale idea artistica e coinvolgendo l’amico di una vita Corrado, fonda un duo artistico che si firma con lo pseudonimo ION.

https://www.youcanprint.it/poesia-generale/lultimo-giorno-versi-dellaldil-9788831649186.html )

LE POESIE DI ANDREA ASCOLESE

di Chiara Rantini

Andrea Ascolese, Poesie, I Quaderni del Battello Ebbro, Corleone, 2019

 

Andrea Ascolese è attore, cantautore, formatore in ambito teatrale. E come spesso accade in questi casi, la poesia è quasi un inevitabile approdo. s-l300

Questa raccolta di poesie apparentemente disomogenea, ha come elemento unificante il tema del viaggio. Il viaggio inteso come excursus in altri mondi, lontani geograficamente e non solo. Il richiamo al teatro greco, agli eroi omerici e ai miti ripropone un percorso in cui l’autore intende traghettare il lettore nei luoghi della poesia.

“Oltrepassare il destino” come si legge in Traversata numero 28, potrebbe essere una meta da raggiungere ma lo stesso Ascolese, privo di certezze, sembra essere alla ricerca di un diario di bordo che lo guidi verso la parola essenziale, quella che ha in sé la pluralità di sfumature.

Alcune poesie affrontano tematiche esistenziali in cui è probabile sentire un richiamo autobiografico.

40 anni e sei in fuga

da chi?

da te stesso

forse da tuo padre

dalle tue paure (…)

Così è scritto nella poesia intitolata 40. Quaranta sono gli anni, a partire dai quali, ricorrono spesso domande retrospettiva sulla vita, sul senso che ha avuto e sul quello che vorremmo attribuirle in futuro.

imagesLe poesie di Ascolese raccontano il tortuoso percorso dell’uomo nella giungla delle emozioni, dei sentimenti e delle speranze, eternamente in cammino verso una chiarificazione del sé, di un Identikit che risponda alla voce della poesia, sempre sospesa tra finzione e realtà: il teatro del mondo.

 

 

Sei tu: il vascello fantasma

sulla mareggiata collinare,

il corsaro nero (…)

pirata del tempo!

Tra anomalie e resilienza la vita si fa poesia

Le coincidenze significative

di Daniele Marletta

Roberto Crinò, Le coincidenze significative, Ensemble, 2018

Oltre che poeta, Roberto Crinò è autore di canzoni ed egli stesso cantante. Questo trasparisce bene dai testi di questa raccolta non scontata, sebbene a volte acerba.

È una raccolta che ha una attenzione particolare per le parole, una attenzione con qualche eco montaliano, che fonde scrittura poetica e toni a volte prosastici. Molti di questi componimenti potrebbero effettivamente essere canzoni.
Scrive giustamente Maria La Bianca nella Prefazione alla raccolta che sono «proprio loro, le parole così accurate, ad avere voce propria, oltre il sentire di chi fa poesia. Perché questo è il tema delle coincidenze significative, la vita che si fa poesia attraverso l’amore e le sue contraddizioni.»

Emerge nella scrittura di Crinò una sorta di narrazione poetica in cui si mescolano momenti del paesaggio geografico, storico e umano della Sicilia, terra di nascita e residenza dell’autore, con echi del suo passato letterario.

Concludiamo riportando qui di seguito La fenice, componimento di apertura della raccolta.

E Ciàula riemerse,
guidato dalla chiarìa lunare
tornò in superficie,
appena fuori dal tunnel,
posò a terra il pesante carico.

E Ciàula corse,
nella campagna d’argento,
finalmente consapevole,
si portò il fardello delle ferite,
ma non si voltò più indietro.

Dice che partì per l’America,
feroce come un leone,
rinato come la fenice.

Dice che si mise su un treno,
quello che solo la notte,
attraversa i sogni umani.

E Ciàula sorrise,
il pensiero rivolto oltre,
carico di tutti i sospiri
e le sconfitte dei suoi antenati,
celebrò la vita.

E Ciàula pianse,
per tutta la gioia fin lì ignota,
scrutò il grande placido astro
e gli prestò giuramento solenne,
sarebbe stata sempre sua guida,
scintilla, lanterna, nuovo inizio… la Luna!

In quell’oceano di luminoso silenzio,
non aveva più paura del buio,
perché non se lo portava più dentro.
E Ciàula, se ne andò,
Via!

Un pensiero su La resa delle ombre

di Maria Pia Michelini

resadelleombre

 

Chiara Rantini, La resa delle ombre, Alcheringa, Anagni 2018

Lena, Janis e Adrian. Difficile individuare il protagonista principale di questa storia che, pagina dopo pagina rapisce il lettore in un viaggio dentro la mente e l’animo umano. Se Janis conduce i suoi passi su una strada contorta dove si combattono psicosi e innocenza, egoismo e volubilità, paura e fame di amore, Lena, attratta da quest’uomo più grande di lei, decide di non resistere a questo amore incondizionato per lui e accetta ogni conseguenza di questa assurda storia, dove anche Adrian, fratello di Janis è inscindibilmente coinvolto. Janis non può vivere senza Adrian e forse nemmeno il secondo senza il primo. Un legame a tre che più è sofferto più si rafforza, dando vita a un epilogo dove la luce vince sulle ombre.

Il linguaggio è la struttura del libro, pubblicato da Alcheringa edizioni, sono ben equilibrati, senza sbavature ed eccessi. Un libro che esce dalle solite strade battute dai narratori di storie. Un libro che attesta l’indefinibilità degli amori, dell’Amore.

UNA NUOVA ANTOLOGIA A TEMA di NATI PER SCRIVERE.

zodiacoAA.VV, Tutta colpa dello zodiaco, antologia di racconti a cura dell’Associazione culturale Nati per Scrivere, Camaiore (LU), 2018

 

DODICI SEGNI, DODICI AUTORI, DODICI RACCONTI ISPIRATI AI SEGNI ZODIACALI. Storie a tinte forti che mescolano leggenda, mistero e realtà. Uno zodiaco di storie per lettori curiosi.

 

Disponibile in formato e-book su tutti gli store (Amazon, Ibs, Libreria Universitaria) euro 0,99

Disponibile in cartaceo contattando l’associazione “Nati per scrivere” (via email o Facebook) oppure sullo store di Amazon dell’associazione, euro 10,00

Vi presentiamo qui una breve introduzione ai racconti dell’antologia. Tutti diversi ma uniti da un alone di mistero e magia. Eccoli secondo l’ordine dello zodiaco. segni

Progetto Heimdallr di Alessio Del Debbio (Ariete)

Il racconto è ambientato a Berlino non una Berlino commerciale e turistica ma una misteriosa e intrigante. Ci troviamo nel centro di ricerche della Divisione all’interno della torre Flakturm che Hitler fece costruire come avamposto antiaereo. La Divisione dovrà occuparsi di fronteggiare gli attacchi delle stirpi sovrannaturali che popolano la città…ma questa volta qualcosa non andrà come previsto.

Il toro del regno dei morti di Francesco Balestri (Toro)

Tokio. Il giovane Owen, appassionato di cultura giapponese si trasferisce nella grande metropoli per approfondire lo studio della lingua. Ma l’ostilità e la solitudine che lo circonda lo condurranno a compiere una serie di delitti…Un bel thriller che vi lascerà col fiato sospeso.

L’uniforme di Chiara Rantini (Gemelli)

Il racconto ha come protagonista un giovane ufficiale. Si tratta di un personaggio tormentato, scisso tra un dover apparire e un voler essere. La chiave del suo disagio esistenziale è rappresentata dall’uniforme di cui tutti ignorano l’arcano potere…

La farfalla dorata di Daniela Tresconi (Cancro)

Una storia di amicizia e di cambiamento. Un gruppo di amiche, nella sera del solstizio d’estate decidono di partecipare ad un rito sciamanico che si svolge in una località megalitica. In realtà, in quella notte accadrà qualcosa che cambierà la vita della protagonista per sempre.

Pecora di Romina Bramanti (Leone)

Pecora è la storia di un ragazzo qualunque che un giorno riceve uno strano messaggio su Telegram. Da quel momento la sua vita sarà sconvolta da un crescendo di fatti sanguinosi di cui è difficile capire la logica. Un racconto che parla di un futuro dominato da una realtà virtuale non molto lontana.

Nel segno della Vergine di Luciana Volante (Vergine)

L’omicidio di un uomo nel borgo di Montecarlo in provincia di Lucca sconvolge tutta la piccola comunità. Varie ipotesi sul presunto assassino vengono formulate ma pare che solo il narratore conosca la verità per quanto non possa assolutamente confessarla.

Ossessione di Simone Falorni (Bilancia)

Il racconto affronta i timori di un insegnante nei confronti di un assassino che si aggira nella città di Empoli in cerca di persone obese da uccidere. Essendo anch’esso un obeso, la preoccupazione rasenta il confine con l’ossessione. Un finale che vi lascerà di stucco.

Ottimo lavoro! di Maria Pia Michelini (Scorpione)

Il racconto prende le mosse dal dialogo tra un uomo e una donna, entrambi dello Scorpione che si sono amati tra passione e improvvise gelosie finché la vicenda arriva ad un punto di non ritorno.

Tom Waits è del Sagittario di Mirko Tondi (Sagittario)

È la storia di due personaggi che si incontrano casualmente. Lui è un venditore porta a porta di musicassette, lei lavora per un’azienda di import-export. Ambientazione anni ’80 e tanta buona musica in questo racconto.

Snap! Znot! Shot! di Leandra Cazzola (Capricorno)

Kate è nata sotto il segno del Capricorno. Vive a New York dove ritrova la sua nemesi fin dall’infanzia: Michael, un acquario. Lei custodisce un segreto che viene tramandato di donna in donna nella sua famiglia. Ma Michael ha altri progetti…

Caronte di Elena Covani (Acquario)

Chad è il guardiano di Oniria, un posto popolato dagli incubi degli uomini, dove approdano solo le anime che si sono perse. Figura quasi ironica, Chad non corrisponde all’immagine del vero Caronte come traghettatore di anime dato che, giunto Julius, dovrà improvvisarsi come aiutante nella ricerca dell’anima della moglie di colui che è appena morto.

Il canto dei pesci di Furio Detti (Pesci)

Ambientato in luoghi ostili popolati da ghiacci eterni, questo racconto narra a tinte forti una storia di sopravvivenza, una lotta in nome dell’amore inserite in una trama misteriosa, a tratti mistica a fianco di un’ambientazione tecnologico-scientifica.

 

IL PESO DELLA MEMORIA. UNA SILLOGE DI CLAUDIA MUSCOLINO

9788897409649_0_0_0_75di Chiara Rantini

Claudia Muscolino, Carichi dispersi, Edizioni Del Poggio, Poggio Imperiale (FG), 2017

Con piacere accogliamo questa nuova raccolta di poesie di Claudia Muscolino, poetessa e scrittrice fiorentina, che a distanza di cinque anni dalla pubblicazione della sua prima opera Il drago e le nuvole torna con questo ultimo lavoro.

A partire dalla lettura dell’epigrafe che cita un pensiero di Patty Smith “ricordavano ogni cosa, il passato, il presente e il futuro” in questa silloge ci viene subito incontro una poesia evocativa. Lo si intuisce anche dal titolo che l’autrice ha scelto: Carichi dispersi ovvero qualcosa che si è portato con fatica, con amore e che è stato parzialmente perduto; parti della vita che, come frammenti, si perdono durante il corso della vita. Allora cosa resta di questa dimensione del tempo? “Il futuro di ciò che c’era stato” come si legge in Retrospettiva, o un ricordo che rimane fisso come in un fermo-immagine “dove tu resti immobile coperto dalla polvere di gesso della memoria” (Memento). Tuttavia memoria e dispersione dei ricordi, per quanto apparentemente in contrasto, fanno un percorso parallelo benché anche la “mappa” del volto del “carico” amato “sbiadisca ogni giorno che passa” (Mappa).

Nella terza parte della silloge il riferimento al tempo perduto e che non ritorna si fa ancora più evidente con echi tratte dal pensiero dell’antichità classica che fanno da tema conduttore a Caro agli dei. Quest’ultimo carico d’amore sembra essere definitivamente uscito dalla vita di chi scrive ma non è così: frammento dopo frammento il ricordo della persona rimane impigliato nelle trame della memoria come “capelli rimasti appesi come ragni” (Primo frammento), ma quando alla perdita subentra l’assenza, il ricordo diventa ancora più intimo e immateriale: “So che presto volerai nella mia testa” (Secondo frammento), quasi si fosse stabilito un vincolo indissolubile tra chi ricorda e il soggetto ricordato che torna nella notte in forma di ombra e di voce (Quarto frammento).

Così quando il lettore giunge al termine della silloge sente di aver portato, anche solo per un tratto, parte di quei fardelli, poi non molto dissimili da quelli della vita di ciascuno di noi.

Un’ultima notazione a margine vuole sottolineare la cura che è stata data all’edizione: dalla bella carta, alla grafica ma soprattutto alla particolarità delle foto che accompagnano la silloge, dono di Alessandro Villanucci per una maggiore completezza dell’opera.

MAGIA E MISTERO SECONDO LEONARD POE.

8474915_2870476di Chiara Rantini

Toby Clemm, Quanti misteri Leonard Poe! Batriac e il libro magico, Aracne editrice, Canterano (RM), 2017

Non capita spesso di imbattersi in un libro per bambini la cui lettura risulti gradevole ed interessante anche per gli adulti. È il caso invece di questo breve testo di Toby Clemm che scorre facilmente e che, tuttavia, ha al suo interno degli ottimi spunti di riflessione su temi cari all’infanzia e all’adolescenza, tra i quali, uno molto importante come la dimensione della scoperta. I bambini dell’età del protagonista Leonard sentono infatti la necessità di conoscere ciò che è intorno a loro e conseguentemente di confrontarsi con il mondo adulto che spesso ai loro occhi appare misterioso e incomprensibile.

Leonard è un bambino che porta dentro di sé il grande dolore della scomparsa del padre senza tuttavia aver perso la spensieratezza tipica della sua età, quella sana irrequietezza che è alla base di ogni scoperta. Così, pur disobbedendo alla madre, Leonard incontra Batriac, un cagnolino molto particolare che lo metterà in contatto con un mondo magico. Ed è proprio nella dimensione magica che Leonard trova se stesso prendendo coscienza delle proprie paure, scoprendosi così un bambino coraggioso e capace di aiutare gli altri. Ovviamente il tramite tra il mondo magico e quello reale non potrebbe essere altro che un libro perché solo il libro ha il potere di rivelare verità che il mondo reale non riesce a vedere. Nella dimensione del sogno Leonard raggiunge perfino la Cina e dopo questa esperienza non sarà più lo stesso bambino di prima perché avrà acquisito maggiore sicurezza e capacità di perseguire i propri obiettivi. Non a caso, nelle ultime righe del libro, possiamo leggere che “quando Leonard Poe si mette in testa una cosa, niente può fermarlo.” Ed è proprio con questa immagine dell’infanzia caparbiamente curiosa della vita che invitiamo i lettori, grandi e piccoli che siano, a scoprire questo testo.

La strada della vita. Una raccolta di poesie di Davide Bergamin

meglio tdi Chiara Rantini

Davide Bergamin, Meglio tardi, Centro tipografico livornese editore, Livorno, 2016

Circa quaranta poesie fanno parte di questa raccolta di un autore esordiente che scrive poesie da molto tempo ma che soltanto adesso, per una serie di circostanze favorevoli nella vita, ha deciso di rendere pubbliche le sue composizioni. Il titolo della raccolta sembra infatti fare riferimento a questa condizione: “Meglio tardi” che mai, si potrebbe dire, a proposito della scelta di uscire allo scoperto mettendo a nudo i propri pensieri. Questa sincerità è infatti la nota caratteristica di queste poesie che, nel loro stile semplice e diretto, parlano al cuore evocando emozioni e sensazioni. Molto forte si sente il legame con il territorio e non poche sono le suggestioni date dall’amore per la natura verso la quale l’autore rivolge uno sguardo infantile pieno di stupore e di sacralità come, ad esempio, si legge in Orizzonte dove il poeta lascia vagare i suoi occhi sugli eventinaturali (il volo delle anatre, il salto della rana) e ha non poche difficoltà a richiamarli all’ordine “adulto”.

Lo stesso incanto lo ritroviamo anche in una situazione apparentemente opposta, descritta in Dentro, dove gli occhi preferiscono restare chiusi perché solo nel sogno l’autore sembra ritrovare la purezza dell’anima e l’innocenza infantile.

C’è inoltre una particolare attenzione alla memoria, sia essa personale o collettiva. Ricordi di una comunità contadina di cui l’età contemporanea ha cancellato le tracce e ricordi personali come il componimento che l’autore dedica alla madre (Mia madre). Sembra di sentire in queste poesie la nostalgia per quel calore (il caldo della stufa in La valle dell’oro) e per quel senso di protezione che le antiche cinte murarie sapevano offrire agli abitanti del paese (Storia). Di tono minore sono invece, a mio parere, i componimenti che hanno il carattere dell’invettiva e che si popolano di una sovrabbondanza di punti esclamativi. Ma nel complesso ci aspettiamo ancora delle buone prove per questo nuovo autore.

UNA FUGA PER LA VITA. Istruzioni di fuga per principianti di Mirko Tondi

di Chiara Rantini

istruzioni-fuga-mirko-tondi-copertinaMirko Tondi, Istruzioni di fuga per principianti, Cafféorchidea Editore, Eboli (Salerno), 2017

Chi di noi non ha mai voluto, anche solo per un istante, lasciarsi tutto alle spalle e darsi alla fuga? E chi lo ha soltanto desiderato senza mai trovare il pretesto e il coraggio necessari?

Nella storia di Giacomo, protagonista di questo bel romanzo breve di Mirko Tondi, i lettori troveranno delle possibili risposte a questi interrogativi. D’altronde, come si evince dal titolo, si tratta di un libro di “istruzioni” per coloro che non sono esperti – principianti appunto – in questa particolare arte. Non sarà difficile perciò provare simpatia per il protagonista trentenne, montatore di mobili, personaggio vagamente donchisciottesco a cui la fortuna ha guardato poche volte in faccia. Privo di una compagna, schiacciato dai meccanismi di una società troppo dedita al culto della razionalità, Giacomo ha pochi punti di riferimento nella vita se non un lavoro che gli permette di poter entrare in modo discreto e autorizzato nelle “case della gente” (dal titolo di un altro fortunato romanzo di Mirko Tondi), una famiglia che si riduce all’affetto di una nonna anziana e malata, e infine, un’amica fedele dal nome improbabile Maria Vincenza, ipercritica e un po’ filosofa e tuttavia ben disposta all’ascolto.

Così, in questo quadro di ordinaria mediocrità, si inserisce la necessità di fuggire per mettere una distanza fisica e mentale da tutto ciò che Giacomo è costretto ad essere nella vita di tutti i giorni. Non tutto però, perché nella rocambolesca fuga attraverso la campagna della Maremma grossetana, il protagonista sceglie di portare con sé la nonna a cui è stata diagnosticata una malattia terminale.

Il pretesto per darsi alla fuga è dato da una valigetta nera che Giacomo sottrae nella casa di due loschi personaggi. Così, la fuga in sé non ha un preciso senso finché essa non diventa un’occasione per guardare dentro di sé, staccando dalla quotidianità temporale a favore di una nuova dimensione esistenziale libera dal dominio della razionalità e del numero. Rompere con il flusso ordinario della vita aiuta ad esorcizzare il timore della morte, consentendo paradossalmente la giusta preparazione ad un incontro con essa. Non è un caso quindi che Giacomo decide di trascinare in questa fuga la nonna morente percorrendo un viaggio di simbolica iniziazione che tocca i luoghi alti (il cielo del Monte Amiata) e quelli bassi, il mare, dove la terra perde la sua durezza e solidità per confondersi e mescolarsi nell’elemento liquido, approdo naturale del termine e dell’inizio della vita. E sarà proprio sulla spiaggia di Follonica, nella tenue luce dell’alba, che la nonna compirà il suo trapasso durante una gioiosa contemplazione del mare di cui il narratore ci dà la commovente immagine di un volto illuminato da un sorriso solare.

Allora capisco che tutto ha avuto un senso, doveva andare così e basta perché la nonna arrivasse fin qui, confessa Giacomo nelle ultime pagine del romanzo e tale affermazione racchiude in sé il senso di questo libro dando significato ad una fuga iniziata per caso, quasi come una sfida e terminata come una scoperta di sé, dell’altro e delle infinite connessioni che alimentano un irrinunciabile bisogno di amore.

Brevemente, qualche considerazione stilistica. Al di là dell’intreccio sempre molto coinvolgente e sostenuto, la scrittura di Mirko Tondi stupisce il lettore per la sua varietà di registri. A tratti caratterizzata da uno stile divertente e colloquiale, sa tingersi di suggestioni poetiche e di grande capacità descrittiva, con un’attenzione ai particolari che risente della passione dello scrittore per la cinematografia e per la musica.

Buona lettura, cari amici lettori!

Notizie bio-bibliografiche sull’autore:

Nato a Firenze nel 1977, Mirko Tondi è autore, editor e docente di corsi di scrittura. Per i suoi racconti ha ricevuto menzioni speciali e segnalazioni della giuria di importanti premi nazionali (Premio Troisi 2005, Premio Castelfiorentino 2014), oltre all’inserimento in riviste e in varie antologie. Tra le sue opere, il romanzo distopico Come fili che s’intrecciano (menzione speciale al premio “Autore di te stesso 2011”) e la raccolta di racconti Io, Carver e il taccuino di Chatwin. Nel 2014 pubblica la raccolta di racconti noir Killing Moon, nel 2015 il romanzo Nelle case della gente, nel 2016 un nuovo romanzo Nessun cactus da queste parti e infine nel febbraio di quest’anno Istruzioni di fuga per principianti.