di Serenella Menichetti
L’editore Crocetti pubblica l’Antologia di poesie di Tomas Tranströmer nel 2011, dopo il Nobel. Un volume che va letto e riletto non solo in funzione del prestigiosissimo riconoscimento, ma sopratutto per una poesia che oggi in particolar modo in Italia può apparire altra rispetto alla corrente (o alle correnti) dominante, e che quindi ci dà un metro di misura per leggere la letteratura contemporanea.
Poesia che affonda le sue radici nella preparazione e nella passione per la musica dell’autore, densissima nell’incontro di opposti che si nutrono di simbolismo, eppure incredibilmente limpida, lucida nella sua oscurità. Una densità però non lineare, come perfettamente osserva Maria Cristina Lombardi in un’ottima ottima prefazione. Ma leggere la sua poesia non è un percorso lineare: è come entrare in una labirintica chiocciola. La concentrazione dei concetti in immagini conduce alla contrazione degli elementi connettivi, dei passaggi logico-sintattici, alla prevalenza dei sintagmi nominali. La capacità di realizzare densità poetica non è in Tranströmer tanto imputabile alla parola, al singolo lessema semanticamente pregnante, ma alla rete capillare di nessi che vengono a stabilirsi tra le parole. Tale sottile interazione, non facile a cogliersi immediatamente, dà spazio alla molteplicità interpretativa, alla pluralità del senso, lasciando spesso misteriosi i referenti delle metafore. Questa “oscurità”, comune a molta poesia contemporanea, in Tranströmer nasce dalla volontà di fuggire ai vuoti schemi della comunicazione massificata, di contrapporsi ai linguaggi pubblicitari, rifuggendo dall’univocità e proclamando la “molteplice voce” della parola.
Oscurità che tende ad assolutizzarsi nel concetto del silenzio, base e rifugio della parola. Concetto privo di linguaggio ma dal quale emerge un linguaggio. Che è esso stesso metafora e simbolo. Incontro d’opposti. E suo connotato definitivo all’interno di una sorta di pessimismo cosmico a cui tende il poeta svedese (pur con alcuni accenni di illuminazione, si veda il meraviglioso testo Sfere di fuoco). Poesia che ha la sua maggiore definizione non tanto nella sua lettura, quanto nell’influenza che ha avuto nei poeti contemporanei sopratutto americani. Molti infatti hanno dichiarato d’aver attinto dalle sue poesie, dalle sue immagini (Iosif Brodskij, Derek Walcott, Seamus Heaney), facendo di Tomas Tranströmer un vero cult-poet.